Qualche mese fa, prima delle restrizioni regionali e nazionali a causa dell’emergenza sanitaria, ho deciso di partire in solitaria per un weekend lungo. In realtà, decisi di partire solamente due giorni prima e volevo andare a trovare mio padre in Piemonte a causa di un problema di salute che stava affrontando. Quando comprai il biglietto mi disse che avremmo potuto passare il fine settimana nella casa in montagna che ancora non avevo avuto modo di vedere. Accettai subito con molto entusiasmo.

Quando ero piccola passavo molto tempo in montagna con i miei genitori. Ricordo i pic-nic d’estate sull’erba verdissima nei pressi del fiume di Ceresole, il Natale con il fuoco del camino e le strade innevate che scorgevo sbirciando dalla finestra, le camminate lungo i sentieri di Giro-Lago. Era bello vivere la montagna a quell’età. Poi, crescendo, la vita mi ha portata verso altri lidi e per un bel po’ di tempo credo di essermi dimenticata quasi del tutto della montagna, tanto da provare un certo senso di rifiuto ogni qualvolta che si presentava l’occasione di tornarci.

Eppure, quando mio padre mi fece quella proposta sentii un entusiasmo antico farsi spazio dentro di me e pensai che era proprio l’esperienza di cui avevo bisogno.

Si parte!

Sono partita da Roma con il treno AV fino a Torino una mattina di fine ottobre. Ero emozionata come una bambina di fronte ad un regalo tanto desiderato che finalmente sta per scartare. Sapevo che quel viaggio, seppur di breve distanza rispetto a un viaggio internazionale, mi avrebbe dato qualcosa di speciale. Proprio come ogni viaggio sa fare, indipendentemente dalla meta. Quando il treno è partito ero pronta. Cuffie, musica, trolley, mascherina e sguardo rigorosamente rivolto verso il finestrino. Il brano che mi ha accompagnata durante la partenza è stato Minimum di Charlie Cunningham: se non lo conoscete vi consiglio di ascoltarlo perchè a mio avviso è uno dei brani musicali più belli per viaggiare.

Ready to go – Foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

Il viaggio è durato circa 4 ore e mezza. In piena pandemia, ma senza ancora le restrizioni invernali che impedivano i viaggi interregionali, i posti a sedere erano disposti in modo tale da non poter avere nessuno accanto. Devo ammettere che questa esperienza è stata interessante. Ho avuto la percezione di viaggiare totalmente sola: da una parte mi mancava quella condivisione umana che ho sempre vissuto nel percorrere il tragitto su un mezzo pubblico, dall’altra mi sembrava che il treno fosse tutto solo per me.

Guardavo il panorama e mi meravigliavo come se fosse stato il mio primo viaggio. Pensavo “da quanto tempo non provavo più tutto questo? Quanto è passato?”. So che può sembrare impossibile ma non sapevo rispondermi.

Da Torino ho raggiunto Beaulard in macchina in circa un’ora e un quarto. Tuttavia ho scoperto l’esistenza di un treno che parte da Torino Porta Nuova e arriva a Bardonecchia e che ferma proprio ai piedi di Beaulard. Il percorso di questo treno è meraviglioso. Infatti, il tragitto regala un panorama incantevole per gli amanti della montagna; questo attraversa tutti i paesini della Valle di Susa fino al fondovalle lungo la Dora. Il costo del tragitto è di circa 7 euro.

Tappa 1: Beaulard

Beaulard è un paese situato tra Oulx e Bardonecchia, quasi al confine con la Francia. Una volta arrivati a Beaulard è impossibile non rimanere colpiti dal panorama che (letteralmente) si impone di fronte agli occhi. Il monte che si erge frontalmente alla fermata del treno, nonché all’ingresso del paese, mi ha ricordato quali sono i reali poteri della montagna: maestosità, imponenza, immensità.

Standing by Beaulard – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati

In un attimo mi sono sentita addosso tutte le emozioni che provavo quando ero piccola ma in un modo diverso. Può sembrare esageratamente entusiasta scrivere questo da parte mia ma vi assicuro che è stato davvero così. Quelle montagne innevate, quell’orizzonte fatto di altezze così diverso dall’orizzonte del mare a cui sono abituata da 10 anni, mi ricordava proprio quella sensazione di protezione e allo stesso tempo di immensità che provavo da bambina.

Naturalmente, ho subito deciso di esplorare i dintorni camminando tra le distese tinte d’autunno e le stradine silenziose e quasi inabitate del paese. Ho scoperto che a Beaulard il dialetto piemontese si alterna in modo estremamente naturale ad un francese dall’accento del tutto unico. Non è raro infatti incontrare abitanti che ti rispondono in lingua francese e altri in piemontese, così come le targhe delle abitazioni e le indicazioni dei sentieri sono scritti in entrambe le lingue.

La Forzhë – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

Ma la cosa ancora più bella è stata quando ho deciso di addentrarmi nei vicoli tra le abitazioni del paese. In un attimo è stato come catapultarmi in un luogo senza tempo. Piccole, silenziose e discrete strade in una cornice di case di pietra decorate come in festa. E ancora, silenzio, il freddo sul viso, i raggi del sole sugli occhi, il rumore dell’aria che non è quello del vento di mare.

I desideri di Beaulard – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

A pranzo sono andata al Ristorante Papillon che si trova proprio all’inizio del paese lungo una graziosa strada alberata. Il posto è davvero accogliente e la cucina, rigorosamente locale, davvero squisita. Ho assaggiato la Bagna Caoda piemontese sui peperoni arrosto come antipasto ma il piatto forte è stato la Ghinefl. Si tratta di un piatto tipico di Oulx che però deriva dalla cucina tradizionale Occitana. La particolarità di questo piatto è che ogni “famiglia” possiede una ricetta propria e quindi è possibile degustare varianti di ogni tipo a seconda di dove la si mangia. La Ghinefl è un piatto a base di gnocchi di patate con burro e lamelle di toma gratinati al forno che viene servito direttamente nella terrina rovente. Uno dei piatti tipici migliori che abbia mai assaggiato: provare per credere!

Tappa 2: Bardonecchia

Da Beaulard è praticamente d’obbligo visitare Bardonecchia, il comune più occidentale dell’Italia e famoso per i suoi impianti sciistici. Anche conosciuta come “La Perla delle Alpi” Bardonecchia è in grado di regalare un calore unico tra le cime innevate della valle. Io ho avuto la fortuna di recarmi a Bardonecchia in una giornata di sole a ridosso della festa di Halloween ed è stato bellissimo vedere allestimenti di zucche praticamente in ogni angolo del paese, negozi gastronomici che in occasione della festività proponevano piatti tradizionali e gli abitanti che, nonostante la pandemia, sorridevano con gli sguardi superando il limite delle mascherine che stavano indossando. Il calore di questo paese è proprio ciò che più mi ha colpito: colori, sguardi, e cura dei dettagli… senza tralasciare la cornice di montagne che completava la bellezza del quadro che osservavo.

Probabilmente con gli occhi della stessa bambina che era partita mi sono avvicinata ad un negozio che proponeva in modo davvero originale un prodotto gastronomico chiamato “Sgiaflun” e che in piemontese significa schiaffone! Vi lascerò divertire con le ricerche sul web per scoprire di più sugli Sgiaflun di Bardonecchia 🙂

Sgiaflun! – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.
Autumn – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

Tappa 3: La Mandria

Dopo due giorni intensi immersi nel silenzio esaltati dal bianco orizzonte torno a Torino. Ma non mi faccio mancare un bellissimo giro per il Parco Naturale de La Mandria. Questo parco è particolarmente importante per me perchè nella mia vita l’ho percorso in lungo e in largo e ha in qualche modo segnato diverse tappe della mia crescita. Tuttavia, non avevo mai fatto una cosa: percorrere l’itinerario di 10 km intorno al parco. Perché non farlo in quell’occasione? Inutile dire che l’esperienza è stata incredibilmente magica.

Per prima cosa La Mandria è un parco che offre la possibilità di vivere esperienze molto diverse a seconda delle proprie esigenze. Infatti vi sono percorsi progettati per diversi scopi. Esiste l’itinerario per i “Cercatori di Alberi”, gli itinerari “a colori” progettati a seconda della difficoltà che si vuole sostenere, il percorso breve e il percorso completo del parco, le Cascine interne e infine vi sono le esperienze all’interno del parco.

La Mandria 10 km – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati

La Mandria Arianna experience – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

Devo ammettere che i 10 km del percorso li ho affrontati in modo stupidamente impreparato. Non avevo con me nemmeno un po’ d’acqua e la camminata in ogni caso si faceva sentire. Improvvisare una camminata d’altronde porta anche a intoppi come questo. Però c’è qualcosa di speciale a Torino: i Torèt. Si tratta di semplicissime fontanelle disposte in ogni angolo della città ma con la particolarità di essere di color verde bottiglia e di avere una testa di toro dalla quale sgorga acqua fresca. Credetemi, è un vero orgoglio torinese. E ovviamente anche al parco della Mandria non poteva mancare l’amatissimo Torèt a fine percorso!

O Torèt! – foto di Cristiana Tommasi. Tutti i diritti sono riservati.

Il mio viaggio si conclude così, con una lunga sorsata di acqua fresca sputata da un toro verde e con il mio cuore pieno di frammenti ricostruiti, momenti condivisi, pensieri isolati. Il tragitto di ritorno è stato proprio questo: sorridere alla montagna e pensare “Sei tornata, finalmente!”.

5 Replies to “Beaulard : l’incanto di un luogo senza tempo”

  1. ❤️ bellissimo! Mi è sembrato di aver camminato anche io per quelle valli e di aver assaggiato quei cibi! Aspetto il prossimo resoconto del prossimo viaggio!

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